Perché fare teatro e andare a teatro. Il meraviglioso caso di HO SCRITTO UNA POESIA

Di Sabrina Barbante

In questo blog ci occupiamo, come i nostri follower ormai sanno bene, di pratiche per vivere bene, che comprendono un buon rapporto con quello che mangiamo e con l’ambiente ma anche alcune buone abitudini pratiche, che vanno dal cucinare con consapevolezza e produrre da sé alcune cose che fanno parte della nostra quotidianità.

Il tutto, seguendo gli esempi e i percorsi dei ragazzi di Anffas Sava, nell’ambito del progetto dell’Orto Solidale “Chi Semina Raccoglie”.

Li abbiamo visti quindi fino ad ora alle prese con la coltivazione di primizie e la loro preparazione in cucina, seguiti da Chef come Alfredo Garibaldi e agronomi come Angelo Borci.

E poi li abbiamo visti alle prese con la fabbricazione di steccati, impianti per l’irrigazione ecologica, creazione di spaventapasseri e metodi creativi per allontanare animali dispettosi dal nostro orto… ma senza far loro del male.

Perché il concetto alla base di ogni possibile forma di felicità è sempre questo: farsi del bene facendo del bene. Aiutarsi aiutando. Trovare soluzioni per sé e per la propria quotidianità, avendo sempre un pezzo di mente puntato su ciò che è bene anche per gli altri o che almeno agli altri non faccia del male.

In questo modo, tutto ciò che è pratico diventa spirituale, tutto ciò che è quotidiano diventa… poesia.

E così i ragazzi di Anffas Sava si sono anche trovati sul palco di un teatro in piazza, con una performance diretta da Arianna Lupo e Giorgio Doveri, dal titolo HO SCRITTO UNA POESIA.
Con loro, i 4 volontari del progetto di Servizio Civile Nazionale Diversability, Mimmo, Laura, Debora, Lorena.

locandina dello spettacolo HO SCRITTO UNA POESIA
(Annamaria è la nostra attrice ritratta nella foto)

Vogliamo quindi inserire, nell’elenco di azioni da intraprendere per rendere la nostra vita e il nostro piccolo mondo migliore, anche fare teatro e andare a teatro.

Perché andare teatro?

Il teatro è un’arte con una sua particolarità che lo rende speciale: c’è un patto nascosto e non dichiarato tra chi recita e chi osserva.

È come il gioco del “facciamo che io ero”, in cui ognuno esplicita il suo ruolo e l’altro ci crede e regge il gioco senza fare domande, credendoci e basta. E cerca di capire e di immedesimarsi in quello che l’attore/giocatore dichiara.

Il teatro sviluppa enormi capacità empatiche che non finiscono alla fine dello spettacolo.

È importante non far partire applausi a caso, è importante rispettare i tempi e la concentrazione di chi è sul palco. A differenza del cinema, della lettura o di ogni altra arte, il teatro è connessione tra attori e spettatori.

Imparare a stare in un teatro è uno dei modi migliori per imparare a stare al mondo.

Lo diciamo sempre e da sempre e non ci stancheremo mai di dirlo anche con i nostri Hashtag sui social: #andateateatro.

Perché fare teatro?

Non sempre si recita una parte.

Quello che diventiamo quando recitiamo, soprattutto se lo spettacolo è parte di un laboratorio come quello diretto da Arianna Lupo e Giorgio Doveri, è la parte di un percorso in cui interpretiamo una parte di noi stessi, alla quale forse non possiamo dare spazio a sufficienza fuori dal palco.

Dai una possibilità ad ogni parte di te stesso. #Faiteatro.

Arianna Lupo, Giorgio Doveri e Maria Pia Desantis di Movidabilia.

Tutto questo è accaduto con HO SCRITTO UNA POESIA.

Lo spettacolo HO SCRITTO UNA POESIA, un lavoro di altissimo livello adatto ai pubblici più raffinati, ci parla tra le altre cose del lavoro di quotidiana follia e poesia che facciamo sulle cose e su noi stessi.

Dai momenti più difficili a quelli più comici, fino ovviamente a quelli più felici, i ragazzi ci hanno detto che tutta la vita è poesia da scrivere. In prima persona.

Ho scritto una poesia è il nuovo modo per dire “ho imparato a vivere”.

attori e registi dello spettacolo HO SCRITTO UNA POESIA raccolgono i meritati applausi finali